Azioni semplici, gesti individuali che ognuno di noi può sperimentare per vivere meglio come l’esercizio fisico che modifica la flora intestinale, la respirazione corretta che porta relax. E pratiche come la recitazione del rosario che nella sua ripetitività, simile alla meditazione, è come se svuotasse il cervello dalle preoccupazioni facendo abbassare il ritmo respiratorio, modulando l’ossigenazione del sangue e la pressione arteriosa.
Sono le ‘Prove di felicità’ a cui ci invita Eliana Liotta nel suo nuovo libro, che esce il 30 maggio per La nave di Teseo, in cui propone “25 idee riconosciute dalla scienza per vivere con gioia”. L’autrice de ‘La Dieta Smartfood’ e ‘L’età non è uguale per tutti’ questa volta suggerisce un percorso verso la felicità e il benessere, con il supporto di studi scientifici internazionali e con la collaborazione dell’Università e dell’ospedale San Raffaele di Milano al quale saranno destinati parte dei proventi che verranno devoluti alla ricerca.
Emozioni, sentimenti e scienza si coniugano così in un percorso che fino a poco tempo fa non sarebbe stato possibili mentre, negli ultimi anni, grazie a tecnologie come la risonanza magnetica funzionale, è possibile visualizzare il cervello in azione, analizzandone la struttura e le modificazioni. Gli intrecci riguardano anche con altri rami delle scienze della vita, dall’immunologia alla cardiologia. E “più degli altri – dice la Liotta – sono i comportamenti sociali a tracciare solchi profondissimi nel cervello. Uscire fuori di casa e vedere gli amici. Abbracciare i genitori anziani. Dire ‘grazie’. Amare”. Ritenuta ormai un ingrediente essenziale per una vita lunga e sana, la strada verso la felicità viene raccontata dalla Liotta riportando all’attenzione vecchi detti, credenze, citazioni letterarie e riflessioni di antichi pensatori. Come “cuor contento il ciel l’aiuta” che le fa dire: “la gente di campagna aveva ragione. La felicità è nel nostro sguardo e lascia traccia”. La giornalista, scrittrice e divulgatrice scientifica ricorda anche quello che scriveva l’imperatore romano Marco Aurelio: “Quando ti alzi al mattino, pensa quale prezioso privilegio è essere vivi: respirare, pensare, provare gioia e amare”. E ancora: “Se non siamo schiavi del destino, del DNA ereditato da madre e padre, è perchè il cervello ha una qualità bellissima: si modifica”.
E conta anche il tempo lento, quello analogico che è proprio dell’umanità e non deve essere soffocato dal digitale; la musica che è essenziale quanto il linguaggio, il dormire bene e lo stare un po’ soli con se stessi che non è quella solitudine che può far aumentare il rischio di soffrire di infiammazione cronica, una condizione alla base di patologie come cancro e Alzheimer. Lo stress invece è un fattore negativo per l’apparato cardiovascolare. Viceversa, risultano benefiche le relazioni con gli altri, il contatto con la natura e, in generale, quelle esperienze e quei comportamenti che affondano le loro radici nella storia evolutiva dell’essere umano come le arti e la creatività.
In ‘Prove di felicità’ anche tanti consigli pratici: esercizi di respirazione, facili tecniche di meditazione e autocontrollo dell’ansia, la dieta del buonumore e il menu per microbi. E qui si capisce che la chimica conta. Il nostro umore è come un palazzo, i cui pilastri non sono altro che combinazioni di proteine e altre molecole complesse, i cui mattoncini in larga misura provengono dall’alimentazione. A tavola possiamo coltivare il buon umore scegliendo alcuni cibi, i cosiddetti happyfood. E non dimentichiamoci l’importanza di sorridere.
“L’ipotesi rafforzata da molti studi è che l’espressione del viso influenzi le emozioni: il viso piegato in una smorfia triste intensifica il dolore mentale, mentre la sola recita dell’allegria resuscita l’umore” dice la Liotta e ricorda Mordecai Richler che in ‘Solomon Gursky è stato qui’ scriveva: “ci vogliono settantadue muscoli per fare il broncio ma solo dodici per sorridere”.
“La musicoterapia come un antidolorifico”
La musica può dare conforto, calmare, assecondare i movimenti negli esercizi in palestra, accompagnare il lavoro. Ma può rivelarsi effi cace come cura in persone con danni neurologici. Nei malati di Alzheimer, l’ascolto migliora la capacità di comunicare e riduce la depressione. I brani preferiti possono risollevare l’umore dei pazienti reduci da un ictus cerebrale. La musicoterapia ha effetti sul cervello e sul corpo. Per esempio, il tango, con il suo ritmo preciso, contribuisce a rendere più sicura la deambulazione dei pazienti ammalati di Parkinson, che imparano a sincronizzare i propri movimenti con i tempi musicali. D’altra parte, come scrisse Nietzsche, quando ascoltiamo la musica, “ascoltiamo con tutti i muscoli”. Le mani vogliono picchiettare, il volto segue la trama sonora. Si attivano le aree cerebrali della pianificazione motoria, forse per la tendenza spontanea ad accompagnare la cadenza delle note con i movimenti, con la danza. Il piacere dell’ascolto è così forte da vincere la sofferenza fi sica. Una revisione di vari studi, pubblicata nel 2015 su Lancet, ha concluso che la musica, diffusa prima o dopo gli interventi chirurgici, smorza il dolore postoperatorio e riduce l’uso di analgesici.
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