Assemini, il “pranzo speciale” sui social insospettisce la Finanza: scoperti 16 lavoratori in nero Casteddu On line

Assemini, 16 lavoratori in nero scoperti dalla guardia di finanza.

Le Fiamme Gialle della 2^ Compagnia di Cagliari, nell’ambito delle attività di contrasto al lavoro nero ed irregolare, hanno concluso un controllo nei confronti di una società operante ad Assemini nel settore della ristorazione.

I Finanzieri hanno selezionato un soggetto economico che aveva pubblicizzato, anche sui propri profili social, l’organizzazione di un pranzo speciale, ma le visure alle banche dati facevano emergere, in vitro, un numero di lavoratori incoerente con la dimensione del locale e dell’offerta.

Le Fiamme Gialle, prima che iniziasse il pranzo, sono intervenute accedendo nel locale e identificando tutti i soggetti intenti a svolgere attività lavorativa, sia nella cucina sia nell’allestimento della sala.

Tutti i lavoratori sono stati appositamente intervistati al fine di consentire una puntuale e dettagliata ricostruzione della propria situazione occupazionale.

Dall’analisi delle informazioni formalmente acquisite all’atto dell’accesso e delle scritture obbligatorie previste dalla normativa è emerso che, dei 20 lavoratori identificati, 16 erano completamente in nero.

Pertanto il titolare dell’attività controllata è stato destinatario di sanzioni amministrative ammontanti, nel complesso, fino a un massimo di 54.000 euro per l’impiego di personale sprovvisto della regolare copertura contributiva e assicurativa, con il contestuale obbligo alla loro regolarizzazione (circostanza già ottemperata dalla parte) e la proposta al competente Ispettorato Territoriale del Lavoro della sanzione accessoria della chiusura per un determinato periodo di tempo, atteso che il personale trovato “in nero” corrispondeva ad una percentuale almeno del 20’% dei lavoratori presenti.

A conclusione degli approfondimenti è inoltre emerso che i dipendenti in nero ricevevano la retribuzione in contanti, modalità bandita dalla Legge di Bilancio del 2018 che ha imposto, dal primo luglio 2018, l’obbligo di pagamento delle retribuzioni con modalità tracciabili.

Per tale violazione il datore di lavoro è stato destinatario anche di una sanzione amministrativa compresa tra un minimo di 1.000 e un massimo di 5.000 euro.

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