A Porto Torres gli scavi per la posa della rete del gas riportano alla luce la Turris Libisonis di duemila anni fa.
Le ruspe di Medea, la società del Gruppo Italgas che sta costruendo le reti di distribuzione del gas, durante il loro intervento tra via Carducci e via Colonia romana, hanno ritrovato nel sottosuolo il basamento di una colonna in calcare ed è stata individuata una struttura muraria in opus incertum. Oltre a quest’ultima gli archeologi della Soprintendenza, grazie agli scavi, hanno potuto esaminare diverse sepolture monumentalizzate, plinti a base quadrata, una sepoltura con copertura in laterizi a cappuccina, un ambiente in opus latericium e un mattone con bollo di fabbrica che si trova ora nel Centro di restauro di Li Punti, a Sassari.
I ritrovamenti sono stati illustrati a Porto Torres nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato il sindaco Sean Wheeler, il suo vice Marcello Zirulia, l’assessore ai Lavori Pubblici Alessandro Derudas, il soprintendente per i Beni archeologici delle province di Sassari e Nuoro, Bruno Billeci, la funzionaria responsabile di zona, Gabriella Gasperetti, l’assistente tecnico-scientifico della sede operativa di Porto Torres, Franco Satta, l’archeologa Daniela Deriu. “Le opere pubbliche servono a rendere più moderna una città, ma diventano spesso occasioni anche per approfondirne la conoscenza e per raccontare il nostro passato ricco di storia”, ha sottolineato il sindaco.
“I resti di interesse archeologico sono di particolare rilievo. Sono stati individuati elementi architettonici e strutture di ottima fattura, purtroppo già in parte danneggiate e obliterate da precedenti lavori per sottoservizi e piani interrati”, ha spiegato la direttrice delle indagini archeologiche, Gabriella Gasperetti. “Nonostante le limitate dimensioni della trincea di scavo, sono state documentate le strutture, recuperati i reperti mobili e consolidati gli intonaci di rivestimento”.
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